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Emergenza e risorse: due facce della stessa medaglia?



Una riflessione sugli effetti emotivi della pandemia e l'EMDR come una possibilità per riequilibrare le risorse.

Secondo la Costituzione dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), lo stato di benessere è “il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute", definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”. Come si può parlare di salute, intesa secondo l'OMS, quando pensiamo al trauma o all'emergenza? Vorrei condividere con voi le mie riflessioni fatte a tal proposito, in questo periodo. Quello che attualmente tutti noi stiamo vivendo è un evento paranormativo che ha come oggetto un "nemico invisibile", ci sentiamo esposti, in pericolo; inoltre questa emergenza si sta prolungando nel tempo attuando un iperesposizione allo stress che l'evento stesso genera, allungando i tempi di elaborazione dei vissuti personali legati a sensazioni traumatiche. L'evento Covid-19 ha generato una collettiva esposizione a un'emergenza sanitaria, alla quale ognuno ha risposto diversamente, c'è stata una reazione individuale e personale alla situazione stressante. Questo ha comportato diversi tempi di elaborazione e ripresa del quotidiano, ciò è riscontrabile anche ora che c'è una riapertura delle attività. Nonostante questo molte persone stanno vivendo quella che potremmo definire "la sindrome della capanna", ovvero la difficoltà ad uscire da casa e a riprendere una routine. La psicologia della salute offre un approccio biopsicosociale orientato alla promozione del ben- essere, lo psicologo mette a disposizione la sua competenza a tutta la popolazione e in ogni fase della vita. L'elemento centrale della promozione del ben-essere è sviluppare competenze, anche in questo periodo così particolare e ricco di tensione, in cui molte persone sperimentano la sensazione di perdita del quotidiano e della routine; attraverso un'attenta analisi del contesto e della persona lo psicologo può facilitare la popolazione a rifocalizzarsi su di sé e sulle proprie capacità e risorse. Ricreare una routine, capire che cosa è cambiato e come ci si possa riadattare. Intanto non si può pretendere un ritorno repentino e forzato al quotidiano, prima va affrontato il cambiamento che l'emergenza Covid-19 ha creato nei singoli soggetti, cosa si è modificato nella vita della persona e cosa si è mantenuto stabile. Abbiamo avuto la percezione di essere rimasti immobili e invece, dentro di noi, siamo andati avanti; per ripartire è fondamentale restare ad osservare cosa siamo diventati ora. Dove tutto sembra si stia muovendo provare un attimo a fermarsi prima di riprendere la corsa. Attenzione, in questo momento fermarsi può sembrare paradossale, veniamo da mesi in cui siamo stati tutti necessariamente chiusi in casa, ora la ripresa alla vita fuori sembra un altro passaggio obbligato. In queste fasi c'è il bisogno di riadattarsi, così come è necessitato del tempo per equilibrare il quotidiano nella prima fase, ora serve il tempo per riorganizzarsi nuovamente. Le emozioni di destabilizzazione sono reazioni normali a un evento non normale, il compito dello psicologo è cercare di mettere in luce le competenze, focalizzare l'attenzione sull'individuo.


In questi passaggi di riorganizzazione e adattamento a quali segnali bisogna fare attenzione? Notare se ci sono pensieri ricorrenti, stati ansiosi, attacchi di panico, se si sta generando una fobia o un controllo eccessivo, quasi maniacale dell'igiene. In questi casi è importante chiedere un sostegno e un aiuto a un professionista al fine di prevenire l'insorgenza di Disturbo Post Traumatico da Stress. La persona va considerata come un viandante, lungo il cammino si sperimentano emozioni che non sempre possono risultare adattive ma che sono parte dell'essere umano, in tutta la sua totalità. Il dolore, la paura, la tristezza, la confusione è ciò che può accadere quando si vive a lungo in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo in questo periodo. Nella metafora del viandante la persona è intesa come colui che ha le capacità di adattarsi in modo flessibile per affrontare le sfide, un uomo in grado trovare una nuova capacità di autoregolarsi, creando un adattamento creativo, colui che impara ad affrontare gli eventi che incontra lungo il cammino della vita e da essi apprendere e crescere. Se si facilita la persona a ricontattare la propria competenza e la si aiuta ad elaborare un trauma questa tornerà a riprendere la propria "strada" e ad accrescere il proprio potenziale. Affrontare un evento di emergenza, come una pandemia, può mettere a dura prova, il dolore e la frustrazione che accompagna la persona potrebbe non lasciare intravedere l'individuo nella sua totalità, in quel momento le competenze sembrano azzerarsi, sta allo psicologo facilitare la persona a riconoscere le risorse e le competenze che naturalmente gli appartengono. Una tecnica che io applico, che trovo abbia molto in comune con la psicologia della salute e che permette di poter rigenerare risorse e ristabilire equilibrio, adattandosi a ogni singolo individuo, è l'EMDR (eye movement desensitization and reprocessing), ovvero desensibilizzazione e riprocessamento attraverso il movimento oculare. L'EMDR nasce nel 1987 con una scoperta della psicologa Francine Shapiro che notò che i movimenti oculari permettevano di ridurre stati ansiosi e disturbanti. Ad oggi è una delle tecniche elettive in caso di emergenza, lutti ed eventi traumatici. In questa tecnica si unisce la consapevolezza che la frustrazione derivata da un evento paranormativo e il trauma ad esso correlato, possano generare uno stato di malessere, c'è il riconoscimento della sofferenza, del "velo" che copre la persona. Attraverso l'EMDR lo psicologo facilita l'individuo a prendere consapevolezza e al contempo a riorganizzare la mente su un assetto positivo, c'è la riattivazione della competenza che la sofferenza aveva soppresso. Le sensazioni di colpevolezza, incompetenza, inadeguatezza, impotenza, paura o ansia generano un senso di immobilità e paralisi. Attraverso l'EMDR si pone attenzione all'evento traumatico e alle sue conseguenze: non c'è solo il trauma ma c'è la persona che è stata paralizzata, sopraffatta dalle emozioni negative. Il primo passaggio benefico che l'EMDR permette di attuare è il mettere a fuoco quello che il dolore ha generato, "ti faccio vedere cosa accade in te quando pensi all'evento", ma al contempo "ti ricordo cosa avresti voluto essere e cosa puoi ancora attuare nella tua vita, ti mostro la tua competenza".

Nel momento in cui la persona cambia il proprio posizionamento rispetto all'evento questo perde la sua forza, quando si inizia a pensare di non essere più impotenti o inadeguati o colpevoli, si può riprendere in mano la propria vita.

Attraverso gli stimoli generati dall'EMDR la persona torna ad essere viandante nella propria mente per poi poter di nuovo percorrere la propria strada.


Durante l'emergenza Covid-19 la tecnica EMDR è stata applicata con protocolli specifici per il lavoro a distanza, un'ulteriore conferma di quanto questo strumento si possa adattare ad ogni tipologia di evento paranormativo senza perdere di vista i bisogni di ogni singolo individuo.

A cura della Dott.ssa Enrica Marchione psicologa della salute-psicoterapeuta EMDR

Bibliografia

Bertini, M. (2012). Psicologia della salute. Milano: Raffaello Cortina Editore.

Shapiro, F., & Maccarrone, B. (2013). Lasciare il passato nel passato: tecniche di auto-aiuto nell'EMDR. Roma: Astrolabio.

Van der Kolk, B. (2016). Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell'elaborazione delle memorie traumatiche. Psicologia & Giustizia, 17(1).

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