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La vicinanza che consente di volare: l'adolescenza ai tempi del Covid-19.


"Distanza" e "distanziamento" sono diventate parole comuni durante il l'emergenza Covid-19.

Cosa è successo all'interno delle mura domestiche dove si è invece determinata una condizione di vicinanza forzata? Una riflessione sul rapporto tra genitori e figli adolescenti durante la quarantena.

 

Da quando è iniziata l'emergenza COVID-19 uno dei termini che ci siamo più spesso abituati a sentire è "distanza". "Bisogna stare lontani almeno un metro", "È importante non toccarsi", "Mantenere il distanziamento", sono espressioni diventate abituali. Passa il messaggio costante che ognuno di noi può essere ipoteticamente pericoloso per l'altro.

In questi mesi, tutti noi, siamo stati obbligati ad adattarci alla mancanza di socialità, ci siamo confrontati con il senso di solitudine, abbiamo cercato di trovare modi diversi di comunicare con i nostri cari.

Il modo per restare in contatto è cambiato: videochiamate, didattica a distanza... perfino le nonne novantenni hanno imparato ad usare WhatsApp.

Ci siamo riadattati e computer e telefono sono diventati mezzi ancora più importanti e sono gli strumenti che hanno permesso di mantenere i rapporti a distanza.

Orientati fuori, cercando tracce della normalità a cui eravamo abituati, tentando di restare appesi a un filo per poterci orientare.

In questa sede vorrei mettere a fuoco un'altra parola, "vicinanza", una riflessione altra, su chi abbiamo avuto accanto, ponendo un'attenzione particolare sulla relazione con i figli adolescenti, su cosa è successo nelle nostre case, nelle nostre famiglie e a noi stessi.

Si è molto parlato di bambini, del loro diritto al gioco e all'aria; poi ci sono i ragazzi nella loro esplosione di vitalità e voglia di esplorare il mondo, quelli che negli amici vedono la famiglia, quelli che hanno dovuto fare un passaggio regressivo per adattarsi alle restrizioni necessarie in quarantena.

Cosa è successo ai figli e ai genitori?

Una famiglia con figli in adolescenza, in perenne lotta con il loro bisogno di autonomia, sa che è necessario calibrare e mediare tra i "no" e le concessioni. Definire orari, sapere dove vanno e con chi, essere coscienti del fatto che non si saprà mai tutto di loro, sorridere davanti a quelle ingenue e palesi bugie che possono essere utili ai figli per prendersi piccoli grandi spazi.

In questi mesi, eccoli qui, improvvisamente chiusi in casa, privati di bisogni necessari al loro sviluppo, nelle loro emozioni espresse con la foga e l'energia tipica della loro età, hanno dovuto contenere la loro spinta propulsiva verso il mondo e tornare alla famiglia di origine. Primi amori, feste, uscite, abbracci, tutto il loro immenso universo è stato fermato, in bilico tra l'essere grandi e il non esserlo ancora abbastanza per affrontare il mondo autonomamente.

Adolescenti che per natura lottano con un corpo che non trovano mai piacente dalle sembianze che sono cambiate tanto in fretta e che impareranno solo con il tempo ad accettare, si fanno specchio tra loro attraverso una vicinanza e un confronto che ora non gli è concesso. Nel corpo, oggi, si nasconde un altro pericolo, il Covid-19, altra distanza, da colmare con la vicinanza ai propri pensieri.

Le figure genitoriali diventano fondamentali affinché l'adolescente possa trovare un equilibrio tra vicinanza e autonomia, dando la possibilità di andare per poter poi ritornare. Come ci insegna Bowlby , abbiamo bisogno di una base sicura per poter esplorare il mondo con sicurezza, i genitori hanno il compito di creare quello spazio che permetta poi un naturale distacco.

L'adolescente che vive un isolamento sociale subisce un grave danno, ha bisogno di confrontarsi con la società e con i pari per poter definire la propria identità, per il suo sviluppo mentale ed emotivo è necessario che l'adolescente si allontani dalla famiglia ed esplori il mondo.

Attraverso il contatto con il gruppo dei pari si permette di sentirsi al sicuro ed acquisire fiducia in se stesso e negli altri.

Il periodo di quarantena può essere una possibilità importante per i ragazzi per ritrovare il rapporto con i familiari, le reazioni di rabbia e protesta sono normali, non bisogna dimenticare che la mente dell'adolescente è una carica esplosiva alla ricerca di gratificazione; ma possiamo osservare le risorse a cui si stanno aggrappando, il modo con cui vivono questa stasi mentre in essi c'è un eterno e vitale movimento. È stato chiesto loro di "salvare" il mondo stando su un divano - "gli sdraiati", come li definisce Michele Serra - e chissà se da quella posizione possono vedere cose che noi adulti, su due gambe, non possiamo percepire. Come sarà il mondo guardato con i loro occhi, attraverso una finestra, mentre salvaguardano i loro sogni?

Durante la quarantena la famiglia torna ad essere il gruppo in cui identificarsi, con cui condividere emozioni e obiettivi; creare questo è importante affinché quando si tornerà ad esplorare il mondo i ragazzi possano ripartire con una nuova e maggiore sicurezza.

Durante la permanenza in casa i ragazzi possono sentire il bisogno di isolarsi; la cameretta chiusa di un adolescente ora ha un significato diverso, ora è la sua possibilità di poter stare con se stesso, uno spazio in cui potersi ascoltare e ritrovare ed è importante che questo venga rispettato.

Per i genitori la pandemia può essere una possibilità di conoscere meglio il mondo del proprio figlio adolescente, per ritrovare con lui un contatto diverso e profondo.

Torniamo alla vicinanza, tema da cui siamo partiti, stare vicini emotivamente e fisicamente, gli abbracci e le carezze, la condivisione e il mettersi in ascolto. In casa i ragazzi possono sperimentare un mondo protetto e sicuro da cui ripartire.

Vicini ma lontani, è importante ricordare che tutta la vita degli adolescenti è in un telefono, dentro quell'oggetto, dal mese di marzo, c'è il loro mondo: la scuola, gli amici, gli amori, i sogni, le serie TV, i giochi.

I genitori hanno avuto la possibilità di entrare nel quotidiano dei propri figli, sono entrati nella scuola, nelle fragorose risate con gli amici, nella musica assordante, nelle emozioni espresse h24.

Vicini, vicinissimi, alcune volte anche troppo.

Ora che i figli sono tornati ad uscire, mascherina e gel alla mano, in un mondo che non è più come era prima del Covid-19; ora che torneranno dagli amici, evitando i lunghi abbracci; ora che i loro sorrisi sono coperti e si vedono solo degli enormi e brillanti occhi... mi chiedo cosa penserebbero se prendessero coscienza del fatto che il mondo, per come è oggi, è nelle loro mani, quelle di chi è forse diventata una generazione speciale.

Ora che i genitori possono tornare alle loro domande su orari, luoghi e amici, possono farlo conoscendo di più il proprio figlio.

Il silenzio che lascia un adolescente, quando torna ad esplorare il mondo, può essere assordante. Oggi quel silenzio prende un altro valore, oggi è il segno che i figli possono riprendere a sognare.

Resta la possibilità e il tempo per guardarsi dentro. Questi giorni ci hanno permesso di confrontarci con i nostri bisogni, di focalizzarci sulle nostre capacità, hanno potenziato la nostra autoefficacia e capacità di adattamento, abbiamo avuto la possibilità di renderci conto del valore di cose che ritenevamo futili e capire la futilità di cose che ritenevamo indispensabili. Uno stravolgimento dai molteplici effetti; ma, soprattutto, durante la quarantena, ogni genitore ha potuto riscoprire quel misterioso mondo che, ogni generazione, sembra destinata a dimenticare di aver vissuto.

Dott.ssa Enrica Marchione

Psicologa, psicoterapeuta EMDR

Bibliografia

Serra, M. (2015). Gli sdraiati. Milano: Feltrinelli Editore.

Bowlby, J. (1972). L’attaccamento. Torino: Bollati Boringhieri.

Siegel, D. J. (2014). La mente adolescente. Milano: Raffaello Cortina.

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